Nel mese di novembre 2020 il Ministero dell’Istruzione ha introdotto un’Ordinanza che impone l’utilizzo di giudizi descrittivi al posto dei voti numerici. Questa è una delle tante iniziative attivate per diffondere sempre di più l’idea che la scuola non sia solo ambiente di giudizio, ma che sia soprattutto ambiente di apprendimento.
Ciò che però è intrinseco all’ambiente scolastico è il fatto che a scuola ci si vada per imparare (ovviamente non solo a leggere, scrivere e far di conto).
Inoltre, tra i tanti obiettivi della scuola, vi è quello di fornire abilità e contenuti e verificarne l’apprendimento.
E da qui nascono le verifiche, le interrogazioni e i voti!
Che voto hai preso?
Come è andato l’esame?
Sei riuscito a rispondere a tutte le domande?
Cosa ha detto il prof?
Quante volte abbiamo fatto queste domande, ricche di aspettative e di speranza che la risposta fosse positiva:
“Tutto bene!” “
Ho preso 9″
“Il prof è rimasto molto soddisfatto e mi ha fatto i complimenti”
E queste risposte ci riempiono il cuore di orgoglio, perchè si sa…se si va bene a scuola…allora…
Fermi tutti!
E se la risposta non fosse questa? Se non è andato tutto bene?
Se si è impegnato moltissimo, ma non è riuscito a prendere la sufficienza?
Se durante l’interrogazione le è venuta un po’ d’ansia e non è riuscita a rispondere a nessuna domanda?
Se ha preso 8, ma non è soddisfatto e si sento inadeguato perchè l’unico voto accettabile è il 9?!?!
Il voto è davvero la cosa più importante?
Lo diciamo spesso… il voto non conta, l’importante è che ti sei impegnato! Ma ci crediamo davvero?
Quante volte, come psicologa dell’educazione, accolgo le preoccupazioni di genitori che desiderano che il proprio bambino vada bene a scuola, impari le tabelline, sappia ripetere la lezione di storia… il mio ruolo in questi casi diventa un po’ fastidioso, perchè chiedo a questi genitori di focalizzarsi su altri aspetti. Vediamo insieme quali.
Innanzitutto, ricordiamo che i voti, le interrogazioni, le verifiche possono essere esperienze vissute in tanti modo diversi.
- C’è chi si preoccupa di riuscire a soddisfare le proprie aspettative, e studia studia studia perchè l’obiettivo è prendere un voto non inferiore all’8.
- C’è chi pensa all’interrogazione con panico e ansia. Immagina la faccia dei suoi compagni e si preoccupa di non trovare le parole giuste o di dimenticare le definizioni studiate tutto il fine settimana.
- C’è chi si sa di non riuscire. Sa che quella verifica sarà qualcosa di molto complicato e spera di trovare il modo, qualsiasi modo, per portare a casa almeno un 6 politico.
- C’è chi entra a scuola carico di “mi raccomando” e l’unica cosa che gli riesce bene fare è “confusione!”
È vero che la scuola non è solo voto, ed è vero che tantissime insegnanti sono molto attente nel comunicare il valore educativo del contesto scolastico, al di là del voto. In questo articolo vogliamo sottolineare come, a prescindere dal voto o dal giudizio descrittivo che si riceve, la scuola è caratterizzata da esperienze di successo o insuccesso che fanno parte della natura dell’apprendimento.
Da quando le maestre alla primaria cominciano a dare un voto, un commento, un giudizio (in modo più o meno approvante), diventa chiaro ciò che è desiderabile e ciò che non lo è, ed inizia l’esperienza emotivamente complessa dello studente (dalla primaria all’università) con la valutazione.
Non serve ricevere un voto, l’esperienza di successo scolastico è immediata. Quella sensazione di euforia che si vive quando il risultato dell’equazione coincide con quello del libro e l’impotenza, la frustrazione di quando i compagni terminano l’esercizio in poco tempo, mentre tu stai ancora cercando di comprendere la consegna.
Vediamo insieme qualche suggerimento per imparare a convivere con il voto serenamente!
Qualche suggerimento
- Chiediamo come stai, non come è andata: può sembrare una semplice frase, ma se allontaniamo l’attenzione dalla performance sarà più facile instaurare un dialogo e daremo il messaggio che per noi non è così importante il voto!
- Chiediamoci quanto per noi sia importante che nostro figlio vada bene a scuola e perchè. Diciamolo a voce alta, ci aiuterà a ricordare che il peso che diamo ai voti e al successo scolastico è legato alle nostre aspettative e al nostro sistema di valori.
- Comuniamo a nostro figlio come ci sentiamo quando riceve un bel voto o un brutto voto e ascoltiamo come si sente lui o lei. “Da 0 a 10 (dove 0 è calma e 10 è ansia) cosa provi prima di un’interrogazione? Io mi sentivo così…”
- Ricordiamo (a loro e a noi) che il voto è solo un giudizio che non ha nessun legame con quella che sarà la felicità e il successo futuro. Esistono tante persone felici e realizzate che andavano male a scuola o che sono state bocciate ed esistono tante persone infelici che prendevano tutti 10!
Quando è importante chiedere aiuto ad uno psicologo?
Se ci rendiamo conto che per noi o per i nostri figli, il giudizio delle maestre o dei professori diventa “troppo” importante, potrebbe essere utile un confronto con uno specialista dell’educazione.
Se alla domanda da 0 a 10 ci risponde 9/10/11… (o più) e osserviamo un alto livello di ansia anticipatoria (tale da sconvolgere il regolare proseguimento della giornata o da incidere sull’umore generale) potrebbe essere utile chiedere aiuto.
Se per voi, il voto è pensiero fisso, se date molto valore al successo scolastico e avete molte aspettative, perdendo di vista gli aspetti emotivi, potrebbe esservi utili un colloquio per vivere il percorso scolastico dei vostri figli con maggiore consapevolezza e serenità emotiva.
Iris Pelizzoni
Psicologa, Dottore di Ricerca in Psicologia
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