Mamma che ansia!
Tanti bambini sperimentano ansia e preoccupazioni in prossimità di compiti in classe e/o interrogazioni, vivendo in modo negativo non solo il momento della valutazione ma anche il periodo di preparazione ad essa. I genitori di questi bambini raccontano spesso che i figli piangono prima di una valutazione, fanno fatica a dormire o manifestano sintomi fisici quali cefalee o vomito e si chiedono come possono aiutare i loro figli a stare meglio.
“Mia figlia è spesso preoccupata per le verifiche, come posso aiutarla?”
“Abbiamo studiato insieme per l’interrogazione, sapeva le cose ma a scuola ha fatto scena muta, non capisco perché…”
Come funziona l'ansia?
La letteratura relativa al tema dell’ansia ci ricorda che il suo andamento può essere paragonato ad una curva. Quando l’ansia è troppo bassa siamo portati a sottovalutare le situazioni.
Se dobbiamo preparare una verifica…non ci prepareremo affatto!
Quando l’ansia è troppo alta, il corpo si attiva fisiologicamente in modo intenso con una caduta di attenzione e concentrazione e, di conseguenza, gli effetti sull’apprendimento saranno negativi.
Invece, un livello “intermedio” di ansia è associato ad esiti positivi sulla nostra performance perchè permette di attivare al meglio attenzione, concentrazione e capacità di pianificazione.
Nei panni di un genitore
Prima di darvi qualche suggerimento per affrontare questi momenti, vorrei che rifletteste, in prima persona, sul significato che voi attribuite alla buona riuscita scolastica di vostro figlio o vostra figlia.
Vi lascio qualche minuto. Pensateci un attimo. Poi proseguite nella lettura.
Cosa significa per voi che prenda un bel voto? Cosa pensate di lui quando prende un 4. Cosa significa per voi che vostro figlio o vostra figlia abbiano o meno un’esperienza scolastica di successo.
Alcuni genitori temono che una verifica insufficiente o una verifica andata male possa essere interpretata dagli insegnanti o da altri genitori come segno di una famiglia che non supporta a sufficienza il figlio negli apprendimenti o non è abbastanza presente. Al contrario una buona prestazione potrebbe dare un’immagine migliore dell’impegno dei genitori.
Altri genitori attribuiscono ai brutti voti, anche se in modo non così consapevole, un significato di inadeguatezza genitoriale.
Per altri, chi prende tutti 9 è un secchione, magari anche un po’ nerd, con un’accezione del termine un po’ negativa.
Altri genitori, invece, potrebbero vivere in modo molto doloroso l’insuccesso scolastico del figlio, pensando che si tratti di qualcosa da evitare a tutti i modi.
Anche se non parliamo direttamente ai bambini e ai ragazzi di come consideriamo i voti scolastici e i successi scolastici, il messaggio passa attraverso le nostre espressioni, le azioni che mettiamo in atto dopo aver ricevuto la comunicazione di un voto, la nostra espressione facciale.
Perchè abbiamo parlato di questo? Perchè i nostri pensieri influenzano il modo in cui ci comportiamo e quello che proviamo. E il nostro comportamento comunica molto di più delle nostre parole.
Qualche consiglio pratico
- Mostrate un atteggiamento empatico nei confronti delle emozioni sperimentate dai vostri figli. Quando il vostro bambino vi dice:”Andrà male!” “Non ce la farò!” “E se va tutto male?” parlate con lui delle emozioni nascoste dietro a queste frasi e mostrate comprensione, senza cercare di sminuire o sdrammatizzare quello che vostro figlio sta vivendo. Ad esempio potreste dire: “Ti senti un po’ preoccupato per la verifica? Ti capisco”. E potreste raccontare a vostro figlio di una situazione in cui vi sentite esattamente come lui in quel momento.
- Potreste ricordare che, in passato, ci sono state prove di verifica o interrogazioni che hanno avuto un esito positivo e potreste ripensare a come vostro figlio si era preparato o a cosa poteva averlo aiutato in quella circostanza.
- Potreste anche provare a prendere in considerazione i vari scenari possibili relativi alla valutazione. “Cosa potrebbe succedere se va male?”. Potrebbe essere utile affrontare con i vostri figli il tema degli errori e rimandare al bambino che capita a tutti di sbagliare e che gli errori a volte possono “dare fastidio”, ma li facciamo tutti.
- Cercate di trasmettere serenità al vostro bambino e di rassicurarlo non solo con le parole, ma anche con il linguaggio non verbale, modellando il vostro tono di voce, la vostra postura e la vostra espressione.
- Se vi capita e volete provare, potreste anche praticare insieme qualche esercizio di respirazione o di Mindfulness informale. Come si fa? Ne parleremo in un prossimo articolo!
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Iris Pelizzoni
Psicologa, Dottore di Ricerca in Psicologia
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