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Prime mestruazioni: consigli ai genitori

Mestruazioni in arrivo

Confrontarsi con la crescita dei figli pone spesso di fronte a sfide, dubbi, domande che inevitabilmente ci portano a crescere insieme a loro.

Alcune tappe importanti dello sviluppo sono scandite da “riti sociali” (il primo giorno di scuola, la Comunione…), altri momenti sono dettati da cambiamenti a livello cognitivo (le prime parole) e altri da cambiamenti a livello fisico.

Oggi vorrei parlare con voi di uno di questi ultimi cambiamenti, ovvero di come poter parlare di mestruazioni con i propri figli. Chi è genitore di un maschio potrebbe pensare: “questo articolo non mi riguarda”, invece credo sia importante affrontare questo argomento anche con bambini/ragazzi, in modo da poter promuovere, in loro, una maggiore consapevolezza rispetto ai cambiamenti fisici altrui e al tema della sessualità.

Sarò capace di farlo?

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Per prima cosa diamo uno sguardo a noi stessi. Proviamo a  notare quali pensieri ed emozioni suscita in noi il pensiero di dover affrontare questo argomento con i vostri figli.

Parlare di mestruazioni, come di tanti altri temi legati alla sessualità, è spesso associato, nella nostra cultura, ad una sorta di tabù e, se all’imbarazzo si somma la paura di non sapere cosa dire o come dirlo, forse la prima reazione sarebbe quella di non parlarne. 

Ma sappiamo anche che spesso avere qualche informazioni in più rispetto a ciò che si deve affrontare può aiutare ad avere più risorse per potersi confrontare con qualcosa di nuovo o temuto. Quindi le vostre parole potrebbero essere una grande ricchezza per i vostri figli. 

C’è un’ età giusta per parlarne? Come glielo spiego?

Promuovere una corretta educazione sul funzionamento del nostro corpo all’interno del contesto familiare fin dalla più tenera età potrebbe aiutare a creare una base per affrontare questo argomento con maggiore serenità.

  • Pertanto si può affrontare l’argomento con i propri figli fin da piccoli, adottando termini e linguaggio adatto all’età e al livello di sviluppo. I bambini piccoli sono molto curiosi, spesso faticano a lasciare ai genitori un momento di privacy in bagno quindi se dovesse capitare che vedessero del sangue o chiedessero cos’è l’assorbente o cosa c’è dentro si  potrebbe rispondere in questo modo:

La mamma usa dei pannolini perché ogni tanto ha delle perdite (di sangue) non perché non sta bene, ma perché è una cosa che succede a tutte le femmine.

Rispondere in modo semplice ma sincero contribuirà a creare nei vostri figli una maggiore consapevolezza e a vivere questo momento con più naturalezza.

  • A partire dai 7 anni, si può dare qualche informazione in più, magari dicendo che è una cosa che succede alle femmine tutti i mesi, rassicurando sul fatto che la mamma sta bene, anche se a volte sente un po’ di mal di pancia o rimane a letto.
  • Dai 9 anni si può scendere ancora più nel dettaglio, magari facendo qualche riferimento anche alle varie parti dell’apparato riproduttore.

Nel corpo delle donne ci sono due piccoli ovetti, chiamati ovuli, che raccolgono delle cellule che si uniscono tutte insieme per creare una sorta di coperta/parete dentro questo ovulo. Se queste cellule non vengono utilizzate, il nostro corpo le elimina più o meno ogni 28 giorni. Il sangue che vedi sono queste cellule che si staccano ed escono

A questa età potrebbe essere importante condividere con i figli anche come si sta quando arriva il ciclo, parlare degli effetti che la variazione dei livelli di ormoni crea sull’umore delle femmine e parlare anche dei dolori fisici associati alle mestruazioni, sottolineando che si tratta comunque di momenti passeggeri.

È importante anche ricordare come l’arrivo del menarca non si verifichi nello stesso momento per tutti e che magari ci saranno amiche che avranno il ciclo prima o dopo la propria figlia ma che anche questo fa parte del normale sviluppo umano.

I bambini, di qualunque età, potrebbero fare domande, si potrebbe finire a parlare anche del concepimento, soprattutto con i bambini più grandi.

Se vi sentite in difficoltà potete anche prendervi del tempo per organizzare meglio la riposta oppure, se preferite, potete provare a chiedere consiglio a un pediatra o a un ginecologo. 

Devo creare un momento specifico per parlarne?

A questa domanda risponderei così: “dipende”. 

Il suggerimento è quello di non forzare o creare un momento ad hoc che potrebbe creare forse disagio, ma sfruttare le occasione che la quotidianità offre, magari anche solo la vista di un telefilm o di un a pubblicità per entrare nell’argomento. 

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Giulia Amorotti

Giulia Amorotti
Psicologa, Master ABA

Si occupa di interventi di tipo cognitivo-comportamentale con bambini bambini di età scolare con  bisogni educativi speciali presso la sede di Tice Correggio sulla gestione di aspetti legati a competenze scolastiche,  gestione di comportamenti problema e competenza emotiva.
Se hai delle domande, scrivi a Giulia Amorotti