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I pensieri di slime. Quando le preoccupazioni si appiccicano alla mente!

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Francesca Cavallini, psicologa, dottore di ricerca, fondatrice di Tice e donna neurodivergente racconta in questo blog come la psicologia e le scienze sociali abbiano cambiato il modo di considerare le persone neurodivergenti e fornirà alcuni spunti importanti nella relazione con persone neurodiverse. 

Se hai delle domande puoi scrivere a francesca.cavallini@centrotice.it

Quando le preoccupazioni si appiccicano alla mente!

Sapete cos’ è lo slime? Quella sostanza molliccia e appiccicosa che si trova in edicola o si può preparare in casa. Ora immaginate che i pensieri possano comportarsi allo stesso modo: attaccarsi alla mente senza riuscire a staccarsene. Questa è la storia di OC, un bambino che ha scoperto di avere pensieri di slime.

Chi è OC?

OC è un bambino di 8 anni, alto, con la pelle nera e gli occhi marroni. Frequenta la terza elementare ed è un bambino simpatico e vivace. Come tutti i bambini, ha pensieri di ogni tipo: ricordi del passato e immaginazioni sul futuro. Ma c’è qualcosa di particolare nei suoi pensieri: alcuni sembrano appiccicosi, come se non volessero andarsene.

Cosa sono i pensieri di slime?

I pensieri possono essere immagini, parole o veri e propri film mentali. Alcuni pensieri sono leggeri e passano in fretta, come “che bello domani vado in piscina!”. Altri, invece, sono più pesanti e sembrano attaccarsi alla mente, proprio come lo slime. Per esempio, OC si preoccupava molto: “E se un ladro entrasse in casa?”, “E se mi perdessi e non riuscissi più a tornare dalla mamma?”, “E se toccando qualcosa di sporco mi ammalassi gravemente?”. Questi pensieri non lo lasciavano mai, nemmeno mentre giocava o faceva il bagno.

Le Strategie di OC per Liberarsi dei Pensieri di Slime

OC voleva smettere di avere questi pensieri così persistenti, così ha provato diverse strategie:

  1. Evitare di pensarci → Ma più cercava di non pensare, più il pensiero tornava.
  2. Fare azioni per prevenire il peggio → Creava dei piccoli rituali, come toccare il manubrio della bici tre volte, ma poi iniziava a dubitare di averlo fatto correttamente e doveva ripetere il gesto.
  3. Dire frasi di sicurezza → Ad esempio, diceva tre volte “vai piano” a suo padre per proteggerlo da un incidente. Ma poi doveva ripeterlo per la mamma, il fratello… e alla fine i suoi genitori gli hanno chiesto di smetterla.
  4. Chiedere rassicurazioni agli adulti → Chiedeva continuamente alla mamma se le cose brutte potessero accadere. Sentire la risposta lo tranquillizzava per un attimo, ma poco dopo il dubbio tornava e ricominciava a chiedere.
Queste strategie, però, non funzionavano. I pensieri di slime trovavano sempre un modo per restare.

La Scoperta di OC

Un giorno OC decise di parlare con un amico dei suoi pensieri di slime. Incredibilmente, anche il suo amico ne aveva alcuni: aveva paura di vomitare mentre mangiava e per questo non riusciva a gustarsi il cibo. Parlandone, OC si accorse che i suoi pensieri sembravano meno appiccicosi.

Cosa possiamo imparare da OC?

I pensieri di slime esistono in molte persone, bambini e adulti. Possono essere ansie, preoccupazioni o ossessioni che si ripetono nella mente senza riuscire a liberarsene. Tentare di eliminarli con rituali, rassicurazioni o evitamenti spesso non aiuta, anzi, li rende ancora più forti.

Ma c’è una via d’uscita: parlare. Condividere i propri pensieri con qualcuno di fidato può renderli meno pesanti. Inoltre, strategie psicologiche come la mindfulness, la terapia cognitivo-comportamentale e l’accettazione dei pensieri possono aiutare a gestire meglio l’ansia. Se anche tu hai pensieri di slime, sappi che non sei solo. E parlarne potrebbe essere il primo passo per renderli meno appiccicosi.

Francesca Cavallini

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Francesca Cavallini, psicologa, dottore di ricerca, fondatrice di Tice e donna neurodivergente racconta in questo blog come la psicologia e le scienze sociali abbiano cambiato il modo di considerare le persone neurodivergenti e fornirà alcuni spunti importanti nella relazione con persone neurodiverse. 

Se hai delle domande puoi scrivere a francesca.cavallini@centrotice.it